In Umbria i PFAS sono sotto controllo grazie a un protocollo con USL, ARPA e gestori idrici. Come la regione ha anticipato la normativa.
Negli ultimi anni la presenza di PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche legate a gravi rischi per la salute, ha generato allarme in molte regioni italiane. Alcune zone del Veneto e della Lombardia sono già state duramente colpite, con contaminazioni che hanno portato a restrizioni e interventi d’urgenza. In questo panorama preoccupante, una sola regione ha fatto l’impossibile: l’Umbria. Non solo ha avviato controlli sistematici, ma ha anche creato un sistema stabile di monitoraggio continuo dei PFAS nelle acque potabili, anticipando l’entrata in vigore della normativa nazionale prevista per gennaio 2026.

Il protocollo che cambia le regole del gioco
Dal 1° ottobre 2025, la Regione Umbria ha attivato un protocollo inter-istituzionale che coinvolge ARPA Umbria, le USL territoriali e i principali gestori del servizio idrico — Umbra Acque, SII e VUS. Questo accordo ha dato il via al primo piano di sorveglianza ambientale permanente sui PFAS in Italia, prevedendo la raccolta di 228 campioni distribuiti su tutto il territorio regionale. Ogni prelievo è pianificato secondo scadenze fisse e viene analizzato in laboratori accreditati. Oltre ai controlli effettuati dai gestori, anche ARPA e le USL condurranno verifiche indipendenti per garantire la massima trasparenza.
L’approccio adottato non è occasionale: si tratta di un modello strutturato, replicabile e, soprattutto, accessibile. Tutti i dati verranno pubblicati online sul portale lacquachebevo.it, in modo che i cittadini possano conoscere in tempo reale lo stato della propria acqua. È la prima volta che un’amministrazione regionale mette a disposizione informazioni così dettagliate, comprese le matrici analizzate, i nomi dei laboratori e le aree monitorate.
Cosa succede se i PFAS superano i limiti
Nel caso in cui le analisi dovessero rilevare valori di PFAS superiori ai limiti consentiti, il sistema di controllo attiverà immediatamente una procedura d’emergenza. I campioni saranno analizzati nuovamente da un secondo laboratorio indipendente. In caso di conferma, interverranno congiuntamente Regione, ARPA, AURI, ASL e i Comuni interessati per decidere le misure più idonee: filtri specifici, deviazioni temporanee della rete o uso di fonti idriche alternative.
Questo sistema, pensato anche per rafforzare la fiducia della popolazione, pone l’Umbria in una posizione unica.